Odor di muschio e bacche selvatiche innevate si dissolveranno nel vento per dar vita ad un’esplosione di fragranze sensoriali primaverili, lo sentite anche voi l’odor di mimose che avvolgono la facciata di una nuova stagione?
E’ la festa del passaggio, invisibile, liminale, percepibile ma impalpabile che si celebra tra candele e rituali antichi.
La fiamma ambrata del tempo si sfarina come fossero lapilli di curcuma e cenere di zenzero su montagne di fuoco per lasciare respiro a narcisi e primule ancora in arborescenza.
Si consacra il mese dell’amore e lo scenario si imbeve di passione; passione che trasuda dalle pareti delle vette innevate che si sbriciolano in sospiri di pepe bianco e l’esalazione di coriandolo in volo seduce le dune sabbiose intrise di salvia selvatica.
In base alla ruota dell’anno, la prima festa che incontriamo, che cade tra il 1 e 2 Febbraio è la candelora, celebrata come “Imbolc” presso i celti.
Per il cristianesimo tale giorno è la ricorrenza che prevede la benedizione di ceri e candele nelle chiese, un rito che simboleggia la luce e l’uscita dalle tenebre cioè dall’inverno, mentre iltermine “Imbolc” in irlandese significa “in grembo”, in riferimento alla gravidanza delle pecore; si officiava l’abbondanza di Madre Terra, la fertilità e l’opulenza di una stagione che tornava a dare “frutti “ e “ prodotti” quali latte, burro, ricotte per fare crescere ed allevare nuovi figli.
Ricordo la filastrocca che declamava mia nonna quando ero bambina:
Da la Madona Candeòra
de l’inverno semo fora;
ma se xe piova e vento,
de l’inverno semo drento.»