Il Regno di Quarzus

C’ era una volta un castello di cristallo, adorno di gemme e preziose pietre scintillanti incastonate sulle sue porte, pareti e finestre.

Il regno Quarzus, così si chiamava il reame in cui era collocato il maniero di gemme, non era mai stato saccheggiato da alcun nemico o essere malvagio. Era ubicato tra la valle delle fate e le cascate degli elfi e si trovava sulla cima del monte Falcum, che sorgeva incontrastato svettando sulla radura degli incanti. Il castello cristallino era stato costruito dal padre di Rosa ialina, attuale principessa di Quarzus, il quale era venuto a mancare a seguito di un duello con Blackwood, lo gnomo bifolco della terra oscura.

Da allora Blackwood era stato esiliato sulla via delle stelle perdute dalla strega Andromaga, nonna di Rosa Ialina, intervenuta in difesa del regno, per rivendicare la morte del figlio Re. Da quel momento le uniche regnanti erano le due donne, le quali erano state iniziate alla magia dalle antiche ave. Donne medicina, erbarie, sciamane, medichesse, sacerdotesse, tanto che all’interno del castello giaceva una cristalliera in cui erano conservati alambicchi, bilancieri, pozioni magiche ed antiche ricette di eterna vita. Nonna e nipote solevano trascorrere le loro giornate sul Monte Falcum ad interrogare le stelle, leggere il volo degli uccelli, dedicandosi alle arti divinatorie e preparati di unguenti miracolosi. Il castello infatti, oltre ad essere una fortezza, una roccaforte, era anche uno scrigno di mappe, ricette, pozioni, antidoti antichi potentissimi accuratamente conservati dentro bauli tempestati di gemme e cassepanche intarsiate di minerali rari. Anche il castello aveva una sua identità ed era considerata dagli abitanti del regno una sorta di divinità. Aveva una sua individualità e personalità e nelle notti di luna piena le sue pietre magiche iniziavano a brillare prepotentemente collegandosi alle costellazioni, illuminando l’intera valle, aiutando a ritrovare la via agli smarriti emozionali.

Nonostante Blackwood fosse stato radiato dal regno Quarzus da Andromaga non smetteva di escogitare il suo terribile riscatto e vendetta. Innamorato perdutamente di Rosa Ialina, ma mai accettato dalla sua famiglia a causa della sua stirpe e blasone nobiliare poiché proveniente da una delle peggiori dinastie dei maghi neri, richiamò a sé servitori, consiglieri, ambasciatori, affinchè gli facessero recapitare un cocchio, due destrieri ed un baule ricco di doni e preziosità mediante i quali presentarsi a corte. Cambiò sembianze, forma e da gnomo piccolo, selvaggio e bifolco si trasformò in un bellissimo cavaliere, elegante e raffinato. Salì in sella, sguainando la spada di potere e si incamminò al galoppo alla volta del regno cristallino. Nel frattempo Rosa Ialina ed Andromaga erano affaccendate nei preparativi di Imbolc, la festa della luce, organizzata ogni anno in onore della Dea Candle Lux. Ogni angolo, vicolo, scorcio o stradina del regno veniva illuminata di sole candele e lanterne per conferire un alone mistico e sacro all’intero reame. Scntille, fiamme, gemme, pietre e cristalli irradiavano ogni cosa di polvere di fata, donando sacralità e bellezza all’intera vallata. Anche le ombre danzavano, spogliandosi delle loro tenebre; anche il buio si dimenticava della sua tenebrosità. E così, nel bel mezzo dei preparativi, si sentì suonare il corno di lontano che avvisava dell’avanzata dello straniero. Guardie e soldati, e tutta la gendarmeria reale si misero subito sulla difensiva, ma dopo aver constatato che non fosse armato lo lasciarono passare fino al cospetto delle sultane. Intanto la notte scendeva ed il fuoco delle candele saliva, il sacro prendeva forma e si sembravano udire le voci degli antenati. Rosa Ialina ed Andromaga, ascoltate le parole d’onore del cavaliere e ricevuti i suoi doni, lo lasciarono entrare, accogliendolo ed ospitandolo per la notte, egli sembrava essere diretto al Monte Grownd, che sorgeva dietro Falcum.

Balckwood sotto mentite spoglie risultava essere un uomo bellissimo, dai capelli folti e lunghi come liane preziose, occhi ardenti e mani di velluto cosicchè rosa Ialina non seppe risultare indifferente, essendo allo scuro del suo diabolico piano di rubare tutte le ricchezze del regno. Dopo una sontuosa e faraonica cena, chiacchiere intorno al fuoco di uno dei caminetti più caratteristici del castello le due donne accompagnarono lo straniero della stanza degli ospiti per congedarlo per il riposo notturno. Una volta giunto in camera capì ben presto di non essere solo, Blackwood non aveva fatto i conti con la possibilità di condividere la notte con Celestino, lo spirito regale di un ex principe il quale gli raccontò la sua storia. Era stato intrappolato in una lampada di cristallo da Andromaga poiché non intendeva concedergli in sposa Rosa Ialina per paura che glie la portasse via e così la maga non riuscì a governare un impeto di gelosia amorosa affettiva. Celestino era un principe approdato al regno per chiedere in sposa la principessa e si ritrovò intrappolato in una lampada magica.
Nonostante sulle prime Blackwood fosse stato intenerito da Celestino, poiché solo lui poteva salvarlo, decise comunque di procedere con il suo piano diabolico, noncurante di quel genietto incatenato dentro un incantesimo.
Così mentre Celestino gli confidava il suo tormento egli si diresse nel salone degli arazzi per trafugare la più potente ricetta di elisir di potere di eterna vita, il cui accesso era negato anche alle stesse sultane. Mentre si apprestava nel cuore della notte di aprire la più pregiata delle cristalliere fu colto di sorpresa da Andromaga che lo sfidò subito a colpi di magia e bacchetta al termine del quale ebbe la peggio lo gnomo- cavaliere finendo dritto dritto anch’esso “ampollinato” in un’anfora. L’indomani Rosa Ialina si svegliò e, non vedendo più l’indomito cavaliere, capì che c’era lo zampino della nonna. Regnava un silenzio spettrale e nell’aria vi erano solo i fumi delle candele dissolti nella luce. Chiamò a se i suoi poteri misterici affinchè l’aiutassero a risolvere l’arcano e mentre richiamava la sua magia si palesò davanti ai suoi occhi una grande Dea Albina dalle pupille di color cobalto e la bocca di luna, le sue gambe erano sinuose e flessuose come un fiore nel vento, la sua andatura di frusciar di seta, ne rimase incantata. Le sue vesti profumavano di gelsomino e nelle sue movenze ritrovava qualcosa di familiare, la dea albina la invitò a seguirla conducendola nella sala degli ospiti.
Non riusciva a scorgere dove finisse lei ed iniziasse la dea e viceversa, erano forse la stessa persona? La stessa sostanza?
Entrate entrambe della camera dello straniero trovarono la lanterna magica con il genio danzante mentre Blackwood nel frattempo era riuscito a divincolarsi dalla cristalliera ma al cospetto con la grande Dea bianca rimase pietrificato e congelato. Rosa Ialina non capiva più nulla, il suo bel cavaliere era stato irrigidito dallo sguardo della dea Bianca mentre vi era uno spirito celestiale che albergava in una lanterna.

Così la dea riportò Celestino alle sue naturali sembianze e spiegò a Rosa tutta la storia.

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