“E’ venuto un momento che tutto si ferma
e matura. Le piante lontano stan chete:
sono fatte più scure. Nascondono frutti
che a una scossa cadrebbero. Le nuvole sparse
hanno polpe mature. Lontano, sui corsi,
ogni casa matura al tepore del cielo.
Non si vede a quest’ora che donne. Le donne non fumano
e non bevono, sanno soltanto fermarsi nel sole
e riceverlo tiepido addosso, come fossero frutta*
( Cesare pavese)
La ruota dell’ anno gira costantemente spogliandosi di foglie stropicciate e vestendosi di rigoglioso foliage.
Un incessante, eterno movimento che abbraccia sempre nuovi cieli dai quali si riparte per un altro giro di giostra.
E così, giunge Settembre, imbevuto di amaranto e di frutti zuccherini. L’ aria sembra riempirsi di miele ed i raggi flebili di un tramonto scintillante sembrano avvicinarsi alla terra per sussurrarci che i rami sono colmi di primizie da raccogliere, inzuppati degli stessi colori del cielo
e delle radici.
Tempo di saluti, di arrivederci, di languide e sensuali ipocondrie.
Gli alberi si preparano a lasciare andare i prodotti dei loro germogli che hanno nutrito ed accolto tra le loro braccia affinché crescessero e maturassero.
Tempo di raccolta e tempo di pazienza.
Tempo di attesa e di nuova semina.
Siamo creature di Madre terra ed in quanto tali siamo l’ estensione della sua stessa stagionalità.
Avete mai provato a “ sentire “ il passaggio? Avete mai assaporato la bellezza o il
tormento della trasformazione? Vi siete mai sentiti foglie, rami ed arbusti? Avete mai
provato a sperimentare la vostra arborescenza?
E soprattutto avete mai chiuso gli occhi e ricevuto l’ energia di settembre?
Il cavaliere settembrino, riaffiora dalle lande della nuda terra per accarezzare le sue creature e raccomandarle al nuovo inverno.
Sembra lambire, mitigare, nutrire il passaggio.
Terra di Mezzo, mese di trapasso, sollievo d’ estate, carezza d’ inverno.
Porta con sé il magnetismo dell’ equinozio d’ autunno e la soave attitudine al silenzio.
È la stagione delle fate, delle maghe, delle streghe, dei rituali, incantesimi e nuovi propositi.
Proviamo a farne uno insieme, vi va?
Prendiamo una candela profumata, dell’ essenza che preferite, perché il profumo, l’odore, penetrando fino al cuore del nostro ricordo primordiale, può guarire, evocare, consolare, rasserenare, richiamare. Abbiate cura di accenderla dolcemente e mentre la fiamma sta per divampare date un morso al frutto di vostro gradimento, dato alla luce dalla Terra di settembre.
Ah, i frutti di settembre, che bontà ! Fichi, uva, mele, melograni che sembrano danzare sotto le lune e falò di questo mese così vivo e coleidoscopico.
Mentre addentate il vostro nettare fruttato esprimete un desiderio, un intento, e
assaporatene il suo succo, la sua linfa.
Contemplate il fuoco della candela, la sua andatura, movenza, cadenza come fosse
una danza onirica, una ballata di incanto.
Alleniamo il cuore al sentimento meditativo, alla magia dell’ attesa, alla musicalità
del dolce mistero , celebriamo il vuoto e onoriamo l’ incompiuto.
E’ giunto il tempo di riempirsi di settembre ma prima di “colmarsi” occorre diventare
un po’ vaso, anfora, ampolla, boccetta per accogliere un nuovo liquido di
trasmutazione, un siero amniotico all’interno del quale tornare in gestazione per poi
partorirsi, intrisi della magia di questo mese.
E proprio uno dei frutti autunnali che rappresenta maggiormente la vulva, la fertilità e
la fecondità è la mela. Avete mai provato a tagliarla in senso orizzontale? Scoprirete al suo interno una stella a cinque punte, emblema e rappresentazione allegorica della Grande Madre e della femminilità ancestrale ed atavica.
Siamo come l’ acqua che scorre, scava, cambia, fluisce, lambisce, scivola e come essa
siamo impermanenti ed esposti ai mutamenti stagionali proprio come la Madre terra.
Abbandoniamoci sul manto violaceo delle clematidi di settembre ed inebriamoci del
nettare del nuovo che avanza.
Buona preparazione.
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